Giunta alla sua sesta edizione, la rassegna ha il merito di aver anticipato di un anno quello che a Roma sarebbe diventato il Festival d’Autunno, grosso contenitore al riempimento del quale concorrono, ora, le maggiori realtà produttive e distributive della città, compresi Eti e Comune. Ma l’intuizione di Cadmo non si è limitata già da quel primo anno ad immaginare spazi e tempi di fruizione diversi dalle tradizionali sale teatrali con i loro infiocchettati programmi stagionali. In più, è andata ricercando in zone di confine, rischiando su proposte nuove le proprie scarse – è il caso di sottolinearlo – energie. Insomma, il progetto Cadmo a fronte di una ristrettezza di mezzi, ha raccolto e promosso eventi – spesso marginali o sconosciuti perché lontani – che hanno svecchiato il panorama teatrale e contribuito alla nascita di un pubblico nuovo. In particolare di quello giovane, che è potuto – e può anche quest’anno – andare a teatro ad un prezzo popolare: 15.000 lire!

Ripensando alle cinque passate edizioni sembrerebbe che Le vie dei festival abbiano funzionato da apripista per una serie di artisti, specialmente italiani, spesso ignorati da istituzioni e “grandi” teatri. Si è trattato sia per gli italiani sia per gli stranieri di una sorta di sdoganamento, decretato dal successo di pubblico – e di critica. Significativi sono i nomi di Eimuntas Nekrosius, William Kentridge e Alain Platel, che ha provocato un tifo da stadio con Bernadetje e Marco Paolini con Il racconto del Vajont. E, la lista potrebbe continuare, ma aggiungiamo solo Pippo Delbono con Barboni e Danio Mafredini, sconvolgente lo scorso anno col suo Al presente.

La rassegna – dichiara la direttrice Natalia Di Iorio – anche quest’anno vuole <<riuscire a portare spettacoli che a Roma non si vedono o passano inosservati all’interno delle stagioni teatrali>>. Così, tra settembre e dicembre (quest’anno il programma si estende quasi fino all’inverno), in collaborazione con il Comune di Roma, il festival propone 18 spettacoli, sviluppando tre differenti percorsi. Accanto alla retrospettiva dedicata a Pippo Delbono e Pepe Robledo figurano i lavori di giovani artisti e la tre-giorni de La scuola di Pulcinella (il festival diretto da Bruno Leone a Napoli e San Giorgio a Cremano, che vede protagonisti guarattelle, marionette e burattini).

Le troiane da Euripide e Gorgia da Lentini, regia del giovane Andrea De Rosa, aprirà (il 29 settembre) all’ex Mattatoio di Testaccio Le vie dei festival, che passerà al Teatro Vascello per i tre spettacoli di Pippo Delbono, Il tempo degli assassini (1 ottobre), La rabbia (il 2 e il 3) e EnricoV (il 4).Ancora al Vascello, il 6 e il 7 ottobre, sarà in scena La festa di Spiro Scimone, regia di Gianfelice Imparato, mentre il piazzale del Pincio ospiterà (il 9 e il 10) in 10 spettacoli i Pulcinella di tutto il mondo, inoltre, al Teatro Colosseo (l’11), Bruno Leone presenterà Pulcinella ’99: voglia di utopia. Il programma proseguirà al Teatro Furio Camillo con Autunno e inverno di Lars Norén, diretto da Lorenzo Loris (dal 16 al 24), e poi al Vascello con Raffaella Giordano in Per un lavoro in divenire (il 22 e il 23 novembre) e Gino Curcione col suo ‘E nummere (il 28) e concludersi, infine, in questo stesso spazio con la regia di Davide Iodice di Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard Marie Koltès, in scena dal 13 al 15 dicembre.