Roma – Si conclude con il concerto del 29 giugno la stagione dell’associazione culturale Musici Artis di Roma. Fiori del male è il titolo di quest’ultimo appuntamento che vede protagonista il pianista Giulio Albonetti (direttore artistico, insieme a Gaetano Stella, della rassegna), in un programma di particolare interesse e poco frequentato. Nella Sala Baldini (di piazza Campitelli), Albonetti eseguirà di Claude Debussy la prima e la seconda serie di Images (Reflets dans l’eau, Hommage a Rameau e Mouvements; e Cloches à travers les feulles, Et la lune descend sur le temple qui fut, Poissons d’or) e Children’s Corner (Doctor Gradus ad Parnassum, Jimbo’s Lullaby, Serenade for the Doll, The snow is dancing, The little Shepherd e Golliwogg’s cake-walk), per concludere la serata con Messa Nera (Sonata n. 9 op. 68) di Aleksander Skrjabin e Gaspard de la nuit (Ondine, Le gibet e Scarbo) di Maurice Ravel.
Costituita nel 1996 da un gruppo di giovani, Musici Artis fa parte della rete europea di omonime associazioni, collegate alla sede di Bruxelles e impegnate nella diffusione dell’arte e della cultura.
Gli appuntamenti concertistici, dedicati quest’anno alle peculiarità espressive del pianoforte, sono rivolti ad un pubblico ampio e in particolare al coinvolgimento di quello giovanile. A questo scopo il programma musicale di ciascuna serata è introdotto da Antonella Calzolari che prepara all’ascolto delle partiture, fornendo i riferimenti essenziali agli spettatori meno esperti e riconsegnando ai più addentrati una contestualizzazione mai scontata.
L’intento che muove il lavoro di Musici Artis di Roma si riconferma anche attraverso il costo popolare del biglietto (15.000 e 10.000 lire per studenti), in contrasto con l’alta qualità dell’esecuzione e considerate le ospitazioni internazionali programmate nel corso della stagione. Una politica dei prezzi encomiabile che, però, se non trova il sostegno
privato o istituzionale, rischia di mettere a repentaglio il ripetersi di esperienze di questo tipo. E sono esperienze fondamentali, non solo perché creano circuiti alternativi e occasioni di lavoro per giovani e “titolati” musicisti – e già questo non è poco – ma specialmente perché si sviluppano intorno all’idea di raccogliere e riconsegnare un patrimonio musicale che appartiene a tutti gli esseri umani.