CAMERA DELLE MERAVIGLIE AL FRINGE

a1n20fri1Firenze – Vede una massiccia presenza di ospiti sul versante musicale l’edizione Duemila del Fringe Festival, allestito a Firenze, presso la Stazione Leopolda e altre sedi, dal 1° al 9 settembre. Titolo della manifestazione (“La camera delle meraviglie”) e sottotitoli (“Collezione, officina, babele”), lasciano già immaginare il mix di arti varie che viene proposto, ove la parte strettamente teatrale non figura come la più nutrita.
Salta agli occhi scorrendo il programma l’allestimento notturno di incontri dedicati alle etichette discografiche italiane indipendenti e di vere e proprie sedute con tanto di dj di pregio, il tutto inquadrato sul versante meno commerciale della fruizione da discoteca, vale a dire quello del “nightclubbing” più sofisticato, a cominciare da Mad Professor che inaugura il mix di tendenze musicali il 1° settembre, fino a Andrea Lai e Riccardo Petitti in conclusione.
a1n20fri2Senza dimenticare uno spazio riservato alla danza, ambientato al Teatro Studio di Scandicci, con una serata, il 2 settembre, dal titolo “Articolazioni”, che vede la presenza di quattro giovani coreografi: Leone Barilli con Identità. Lo spirito è un osso, Michele Di Stefano con E – ink, Bianca Papafava con Trampolino e Alessandra Sini con Onnagata – A.
Al Teatro di Rifredi (il 4) l’allestimento di un famoso testo di Heiner Müller, Quartett, per la regia di Carlo Cerciello e (il 5) al Teatro Studio, Icaro involato. Studio per caduta n. 3, un progetto del gruppo Almescabre, che vaga fra teatro e danza con l’apporto di tecnologie video. La cura è un testo scritto, diretto e interpretato da Leonardo Capuano (Teatro di Rifredi, il 6), mentre Tangaz (Teatro Studio, il 7) è una coreografia di Claudia Bruni e Selina Bassini. Smitotrito (Teatro Studio, il 9) è invece un allestimento della compagnia milanese Carnetrita, gruppo che trova le sue origini nel centro sociale Conchetta.
Visto che il Fringe Festival di quest’anno vuole colpire sensi ed intelletto a trecentosessanta gradi, non è da dimenticare la sezione arti visive, che reca il titolo “Melting Frame”, e trova spazio all’interno dei cinquemila metri quadrati della Stazione Leopolda: si è deciso di presentare proiezioni di immagini fotografiche, ospitando i lavori di una dozzina di artisti, dai greci Dafni e Papadatos al giapponese Hiromi Hosokawa.
Presente anche una sezione di “scritture”, intitolata “Lo specchio e la mappa”, che vede coinvolti scrittori italiani e stranieri nella creazione di una sorta di “enciclopedia immaginaria”, la quale avrà la forma “libro” e la quasi ormai abituale forma di un sito internet, per passare poi, in una seconda fase, all’interpretazione performativa delle stesse voci dell’enciclopedia.(F.Be.)