CECHOV, GIRANDOLE, SECCHI DI ZINCO

a1n20nek1FAGAGNA (UD) – <<Dei miei lavori preferisco non parlare mai. Possiamo parlare d’altro>>. Passa per un uomo difficile, Eimuntas Nekrosius, volto severo e sguardo adamantino di chi è nato a Nord. Assomiglia a un broncio la sua ritrosia. Rafforza l’immagine dell’artista che lavora sodo e concede uno spazio ridotto alle parole, se non sono parole di palcoscenico. Per quasi un mese il regista lituano ha fatto da maestro ai giovani attori scelti per la nona edizione dell’Ecole des Maîtres, il corso internazionale di perfezionamento teatrale che in questi giorni conclude a Fagagna, in provincia di Udine, una prima tranche italiana per proseguire in Francia, a Limoges, dove verrà presentato l’esito finale del lavoro: un allestimento del Gabbiano di Anton Cechov in due versioni, italiana e francese, visibili poi anche a Liegi e Roma (nell’ambito del Festival d’Autunno, il 28 settembre).
Sono una ventina e di un’età compresa tra i 24 ai 30 anni, gli attori che ora si preparano per una prova che durerà l’intera giornata. Vengono da Francia, Portogallo, Belgio, Italia. Hanno tutti alle spalle un’esperienza diversa. Qualcuno ha già lavorato su palcoscenici importanti. Per altri questo è il primo incontro con uno dei nomi eccellenti della scena europea. Precisa Nekrosius: <<In genere sono molto esigente. Sia quando lavoro con la mia compagnia, sia con questi ragazzi. La prima regola per un attore è di avere molte pretese. Nei propri confronti, intendo. Non accontentarsi mai. In questa professione non si possono fare le cose a metà. Si rischia di non fare niente>>.
Girandole colorate di rosso, di giallo, d’azzurro ruotano adesso al vento di un ventilatore. Appoggiati a terra, abbaglianti nei loro riflessi di zinco, venti secchi pieni d’acqua delimitano un’idea di lago. Si sentono le grida dei gabbiani e il profumo degli addii. Un uomo si distende lentamente sopra i secchi, come se si distendesse sulla riva. Una donna lo imita, poi un’altra ancora. Lunghi gesti di saluto. Qualcuno parte, qualcuno resta. La scena chiude il terzo atto del Gabbiano. Lo spazio di lavoro è una grande sala prove al terzo piano di bel palazzo appena restaurato, non lontano dalle colline friulane.
a1n20nek2Diversamente dalle proprie abitudini, che lo legano alla sua compagnia e alla sua lingua, Nekrosius ha accettato per il secondo anno consecutivo di condurre lo stage in Friuli, rassicurato anche dalla tutela organizzativa del Centro Servizi e Spettacoli di Udine, che assieme all’Eti è partner italiano dell’Ecole. Di Cechov, in 20 anni di lavoro, il regista ha messo finora in scena Ivanov, Zio Vanja, Tre sorelle. Allestimenti fuori dell’ordinario, come i suoi Shakespeare, composizioni di un teatro a volte barbarico e primitivo, a volte capace di esplodere in stupefacenti sensitive intuizioni. Il teatro di ghiaccio e di fuoco di Amleto. Il teatro di segnali materici di Macbeth o nell’ancora incompiuto Otello (debutterà fra due mesi a Vilnius, prima di essere presentato anche alla Biennale di Venezia). Il teatro delle segrete crudeltà, svelate in Zio Vanja, o nella frenetica acrobazia di Tre sorelle.
<<Perché torno ancora una volta a Cechov? Perché è piacevole e divertente. Finché vivo ci tornerò sempre>>. Nekrosius lo fa con la stessa precisione e la stessa sensibilità con cui torna sulla musica. Come La forza del destino verdiana scandiva Amleto, come Ciajkovskij ossessionava Otello, qui è il pianoforte di Chopin che fa da chiave al diagramma degli incontri e delle separazioni tracciato da Cechov. Un notturno e altri piccoli pezzi in gara con lo stridio dei gabbiani. Una cadenza discorde nel continuo flusso dei suoni. E’ vero, Nekrosius, che nella prossima stagione curerà la regia di un’opera? Si parla di un Macbeth di Verdi per il Maggio Musicale Fiorentino. <<La musica mi piace molto, la amo. Ma su questo progetto non vorrei dire niente. Sono certo stato incauto nel confessarlo a qualcuno. E’ anche per questo che tengo le distanze, soprattutto coi giornalisti>>.
a1n20nek3Resta seduto e tace, il maître dagli occhi di neve. Guarda i suoi giovani attori e mentalmente annota le proprie osservazioni. Alla fine della prova le comunicherà alle due assistenti traduttrici. Poche parole nella sua lingua, baltica e misteriosa, verranno trasformate in indicazioni per i due gruppi d’interpreti, francese e italiano. Si sente ancora il pianoforte di Chopin. Sono ferme le girandole. Nessuno parla e sul lago di zinco si è posato un velo di solitudine. <<No, non mi sento vicino a nessuno degli artisti che solitamente si citano quando si parla di teatro, o di arte. Mi fido solo della mia opinione e del mio punto di vista. Del mio sguardo sul mondo. No. Non cerco la vicinanza di nessuno>>.

 

Gli allievi della nona edizione dell’Ecole des Maîtres, condotta da Eimuntas Nekrosius, sono Hélène Bosh (Francia), Xavier Brossard (Francia), Bénédicte Chabot (Belgio), Vanessa Compagnucci (Italia), Ana Isabel Dinis (Portogallo), Ana Margarida Faria (Portogallo), Hala Ghosn (Francia), Pia Lancillotti (Italia), Sylvie Landuyf (Belgio), Alberto Martinez-Guinaldo (Belgio), Paolo Mazzarelli (Italia), Caroline Michel (Francia), Laura Nardi (Italia), Stephane Oertli (Belgio), Amândio José Pinheiro (Portogallo), Sabine Revillet (Francia), Alessandro Riceci (Italia), Mélanie Rullier (Belgio), Fausto Russo Alesi (Italia), Pedro Alexandre Saavedra (Portogallo), Christophe Sermet (Belgio).