Roma – Compaiono tutti e tre in giacca e cravatta, come si conviene al luogo e ai personaggi che stanno per rappresentare. Sono Enrico Di Fabio, Gianluca Riggi, Enea Tomei, i tre impavidi attori di Aracnofobia che non hanno resistito all’idea di portare in scena una discussione della Camera dei Deputati, svoltasi nel luglio dello scorso anno prima dell’approvazione del progetto di legge 4198. E se non fosse annunciato chiaramente nell’invito allo spettacolo che trattasi di un dibattito realmente accaduto – sul quale Riggi, in quanto autore del testo, si è limitato ad apportare solo qualche taglio – saremmo tentati di pensare a una riscrittura in chiave parodistica di serissimi atti parlamentari. Ma sarebbe scorretto non aggiungere subito che non tutti gli interventi degli onorevoli iscritti a parlare suscitano il riso, anzi, al contrario, quando la voce arriva dall’opposizione il discorso diventa illuminante su quello che i tre attori definiscono <<lo stato di demenza raggiunto dalla nostra democrazia rappresentativa>>.
Appena entrano in scena – siamo alla Cometa Off, dove lo spettacolo è stato proposto per due sere, il 27 e il 28 maggio – i tre affabili attori iniziano a consegnare ad alcuni spettatori dei cartoncini sui quali sono riportati i nomi dei relatori che parteciperanno alla discussione. Di conseguenza, qualcuno ricevuta tale identificazione è costretto a cambiare di posto, ricollocandosi a sinistra o, con un po’ di fastidio, a destra. Si resta così coinvolti immediatamente nell’azione, come avveniva nella rilettura del Caligola di Camus, realizzata da Gianluca Riggi e Andrea Felici (i due direttori artistici del romano Furio Camillo). Il meccanismo sembra il medesimo: l’esposizione verbale provoca una sorta di accompagnamento nella riflessione, senza forzature né conclusioni servite preconfezionate. Aracnofobia trasferisce la conoscenza di un fatto e la lascia reagire con la sensibilità ricettiva di ognuno. E la maniera attorale è talmente algida, quasi casuale e distaccata dal fatto stesso da creare uno spiazzamento, inizialmente provocato anche dall’incertezza del ruolo da sostenere, sentendosi parte – con quel cartellino in mano – dell’emiciclo parlamentare. Assodato poi che non si dovrà leggere alcuna battuta del copione, l’attenzione viene tutta concentrata sulle parole degli attori, e un senso di disagio assale gli spettatori, nonostante vengano offerti tramezzini e vino, in quella che dovrebbe simulare la pausa pranzo dei lavori parlamentari.
Tra pochi elementi scenografici – qualche sedia e un trespolo che ospita il presidente della Camera – partono gli interventi, mentre aumentano gli interrogativi intorno ai misteriosi aracnidi, che gli onorevoli della maggioranza descrivono con dovizia di “particolari scientifici”. Alcune leggi ad personam che il Parlamento italiano, in questi tre anni di XIV legislatura, ha “discusso” e approvato sono rimbalzate fuori dall’aula con grande e giusto clamore (dal falso in bilancio alle rogatorie internazionali, dal “lodo Schifani” alla “Cirami” e fino alla vergognosa “Gasparri”), altre invece sono passate in sordina, ciò non toglie che fossero lo stesso finalizzate alla soddisfazione di colui che Paolo Rossi nel suo ultimo spettacolo chiama Gigetto. Il decreto legge n. 159 del 3 luglio 2003, che dovrebbe salvaguardare il popolo italiano dall’invasione di pericolosissimi ragni, è uno di questi casi. Il punto è che Gigetto – così viene fuori dallo spettacolo – se ha superato la sua avversione all’aglio, grazie all’intervento in Sardegna di un noto regista amico, non è ancora riuscito ad elaborare e oltrepassare il suo terrore per i ragni. Umanissima debolezza, cos’altro si può aggiungere… magari un suggerimento a Di Fabio, Riggi e Tomei. Vadano i tre attori a cercare tra le grandi opere di “rilevanza nazionale” sfornate dal ministro Lunardi, tra queste, proprio in Sardegna e, in particolare, in Costa Smeralda, potrebbero trovare materiale di interesse speciale. L’uomo più ricco d’Italia sta attrezzando – a spese dello Stato – la sua casa per le vacanze con un approdo di massima sicurezza, più annessi e connessi. Si scavano grotte e si installano ascensori, chi può sapere… è tutto coperto dal segreto di Stato. Per i tre perlustratori di Aracnofobia non sarà facile seguire il nostro suggerimento.