A fronte alta | Antonello Cossia

A fronte alta

Antonello Cossia (Napoli)

di e con Antonello Cossia

Cossia racconta la storia di suo padre, ex pugile che ha partecipato ai giochi olimpici di Melbourne, in Australia. Era il 1956. Agatino incontra agli ottavi di finale colui che vincerà la medaglia d’oro per la categoria dei pesi piuma, il russo Vladimir Safronov, che mandò tutti al tappeto, tranne uno. Ero gli anni Cinquanta, con le lotte dei braccianti, e con altri uomini che scavavano e morivano nel ventre delle montagne, mentre altri ancora riscostruivano le case distrutte dalla guerra. Questi uomini non si rifugiavano nei sogni, li inseguivano, se ne appropriavano, e spesso li trasformavano in realtà.

Mille novecento cinquantasei.
La storia è quella di mio padre ex-pugile che ha partecipato ai giochi olimpici di Melbourne in Australia tenutisi appunto in quell’anno.
Incontra agli ottavi di finale colui che vince in seguito la medaglia d’oro per la categoria dei pesi piuma, un pugile russo, Vladimir Safronov il suo nome, molto forte che mandò tutti i contendenti al tappeto, tranne uno: mio padre. Mi ha sempre colpito il suo modo di raccontare questa straordinaria esperienza.
Il suo entusiasmo, quasi infantile, è relativo alla tensione, alla spinta che questa avventura ha donato alla sua vita, a ciò che ha ottenuto, non senza fatica e impegno, dove il sogno da realizzare non consisteva in qualcosa di impossibile, di irraggiungibile ma piuttosto qualcosa che si è tramutato in passione, in determinazione per le proprie scelte. Una cosa di cui fortemente si sente la mancanza.
Era quel mille novecento cinquantasei, e più in generale quegli anni Cinquanta, periodo di blocchi mondiali contrapposti, di braccianti che affrontavano dure lotte per la propria autodeterminazione, di uomini che per guadagnarsi da vivere scendevano nel ventre delle montagne a metri e metri di profondità, di uomini che ricostruivano case distrutte dalla guerra, di uomini che sfidavano altri uomini con le mani coperte da guantoni per cercare di trasformare la propria condizione.
Non si rifugiavano nei sogni, li inseguivano, se ne appropriavano, li trasformavano spesso in realtà.
È grazie a ciò che il paese si è trasformato, uscendo, almeno in apparenza, dal disastro della seconda guerra.
Il neorealismo ha raccontato molto bene le tante storie, i drammi e le ambizioni di questi piccoli grandi sognatori.
Io ho solo avuto il desiderio di aggiungerne un’altra, quella di un uomo normale, semplice, che ha affrontato la vita a fronte alta e che per fortuna è mio padre.

Antonello Cossia intraprende lo studio della danza moderna nel 1984. Lavora con diverse compagnie italiane. Fa parte del gruppo di lavoro di Antonio Neiwiller dal 1988 al 1993. Come attore collabora con i registi quali Mario Martone, Claudio Collovà, Alfonso Santagata, Marco Baliani, Ninni Bruschetta, Cristina Pezzoli, Toni Servillo.

Come regista in collaborazione con Raffaele Di Florio e Riccardo Veno realizza gli spettacoli: Il passaggio delle ore, Fratelli, Io muoio Orazio, Segni, Qui davanti a una notte sul Mare, La Discesa, Lo s-guardo escluso, Penultimi, OrO primo movimento – il viaggio, Géza. Al cinema e in televisione ha lavorato con Mario Martone, Stefano Incerti, Paola Sangiovanni, Carla V.Rossi, Gian Luigi Calderone, Claudio Bonivento.