Premio Dante Cappelletti
Il Premio Dante Cappelletti
Nasce dalla necessità di raccogliere e segnalare quanto agita e rende viva la scena contemporanea la prima edizione del Premio Tuttoteatro.com – “Dante Cappelletti”. Un riconoscimento immaginato e creato dalla rivista telematica di teatro, danza e spettacolo – consultabile sul sito internet www.tuttoteatro.com – all’avanguardia nella ricerca e nel monitoraggio delle novità della scena, in un’ottica di più concreta promozione nonché per il sostegno dell’arte dal vivo. Il bando, scaricabile sul sito, si rivolge a progetti, capaci di contenere l’interdisciplinarietà dei linguaggi della scena, senza limitazioni né distinzioni tra categorie o generi, nel rispetto della complessità delle arti oppure preservando la purezza di un’unica formula espressiva.
Il concorso, infatti, si intitola alla memoria del critico toscano, che aveva scelto Roma quale sua città di adozione dove visse e tragicamente perse la vita, per ispirarsi a quella figura di studioso e maestro che si era sensibilmente impegnato per il confronto tra culture e pensieri diversi e complementari. Una caratteristica precisa e preziosa che i partecipanti, cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari senza limiti di età, singoli artisti o gruppi, potranno mettere in evidenza, presentando il lavoro inedito e mai allestito, in forma scritta, in massimo dieci cartelle, corredato da eventuale materiale fotografico, da fornire anche su floppy o cd, in otto copie.
Dante Cappelletti Biografia
Dante Cappelletti nasce a Piancastagnaio (in provincia di Siena) il 15 dicembre 1946 in una famiglia contadina che asseconda con sacrificio ed entusiasmo il suo desiderio di studiare, forte fin da bambino.
Dopo la laurea conseguita all’Univeristà di Roma “La Sapienza” con una tesi sul ruolo dell’attore (relatore il prof. Luciano Codignola) inizia la sua attività di docente sia all’Università come assistente alla cattedra di “Storia del teatro e dello spettacolo”, sia presso le Scuole Superiori. Tra i suoi incarichi spicca quello di insegnante di Lettere al Liceo “Tasso” di Roma.
Attratto in principio dal cinema e dalla televisione, al cui studio dedica un volume del periodico Bianco e Nero intitolato Canzonissima 71 (Anno XXXII, nn. 11/12, 1971), si avvicina al teatro attraverso il mezzo televisivo e radiofonico curando alcune trasmissioni (tra le pochissime realizzate dalla Rai), tra le quali Palcoscenico, Dietro le quinte, Chiave di lettura, Trenta anni della nostra storia. Inizia in quegli anni una intensa e diffusa collaborazione con giornali e riviste specializzate. In particolare, la collaborazione con la rivista diretta da Diego Fabbri Il Dramma (di cui diventerà capo-redattore) sarà la più importante e significativa.Contemporaneamente consolida il ruolo di autore di sceneggiature televisive e di drammi teatrali (Lazzaretti. Perché? in collaborazione con Mario Guidotti, Monticchiello 1978, e La ragazza di Giuseppe) e cura le prime due edizioni del festival Amiata Estate tra il 1983 e il 1984.
Diventa Ricercatore presso la cattedra di “Storia del teatro e dello spettacolo” presso l’Università di Roma “La Sapienza” e subito inizia un percorso di approfondimento, attraverso una serie di studi, dei problemi inerenti i rapporti tra scena e comunicazione di massa. In seguito ha indirizzato i suoi studi nell’area del teatro contemporaneo da Ibsen alle avanguardie sperimentali italiane degli anni 80.
Tra i suoi saggi pubblicati in quegli anni vi sono due studi dedicati al teatro popolare e contadino di Monticchiello (Il teatro povero di Monticchiello, Images 70, Padova 1974; e Teatro in piazza, Bulzoni, Roma 1980); un importante saggio teorico sul teatro sperimentale (La sperimentazione teatrale in Italia tra norma e devianza, ERI, Torino 1981); una raccolta di scritti pubblicati su Il Dramma in cui traccia le vicende teatrali comprese tra il 1977 e il 1985 (Applausi e foto ricordo, Alfamedia, Roma 1985).
Nel 1983 scrive la prefazione delle opere complete di Diego Fabbri edite da Rusconi.
Nel 1988 pubblica una biografia di Vittorio Gassman di cui ripercorre l’intera carriera (Vittorio Gassman. Solitudine di un mattatore, Editalia, Roma 1988).
Tra il 1988 e il 1989, sempre a “La Sapienza”, passa a insegnare “Metodologia e critica dello spettacolo”, mentre prosegue il lavoro di critico militante, cominciato sulle pagine di Paese Sera, attraverso le pagine degli spettacoli del quotidiano Il Tempo, attività che gli consente di girare per l’Italia, e non solo, documentando e raccontando le tante storie del mondo del teatro.
Per molti anni è giurato del Premio Internazionale Flaiano di Pescara per la sezione teatro; ed è membro della giuria dei prestigiosi Premi Ubu.
Stabilisce contatti con il mondo teatrale tunisino (Teatro Nazionale di Tunisi) e con quello egiziano (Festival del Cairo), con i quali negli ultimi anni ha frequenti scambi e collaborazioni.Contemporaneamente avvia le ricerche per la stesura di due libri – il primo sulla figura di Pier Paolo Pasolini e l’altro, suo sogno nel cassetto, sul teatro di Anton Cechov.
Negli ultimi anni della sua vita si trasferisce nel nuovo ateneo “Roma Tre” presso la cattedra “Teorie e tecniche della comunicazione di massa”.
La morte lo coglie il 17 ottobre 1996, alle soglie del suo cinquantesimo compleanno.