Call, storie di chi attende e di chi chiama | Cantina Buoninsegna – Roma

Call, storie di chi attende e di chi chiama | Cantina Buoninsegna – Roma

Call, Storie di chi attende e di chi chiama

Cantina Buoninsegna – Roma

scritto da Stefano Cangiano
regia Stefano Cangiano
con Lorenzo Guerrieri, Niccolò Fettarappa Sandri, Maria Luisa Zaltron
disegno luci Michele De Punzio
sound designer Giuliano Crupi

Tre storie, tre epoche, tre ambientazioni distanti ma unite da due coordinate fondamentali: l’Attesa e la Chiamata. Tutto inizia nell’’800 con Antonio Meucci, l’uomo che ha realizzato la prima telefonata della storia. Un susseguirsi di rovesci di fortuna che prendono corpo nel confronto tra Meucci e sua moglie, fino al paradossale epilogo della vita dell’inventore toscano. Il secondo quadro porta a un contesto contemporaneo, un call center fatto di automatismi e alienazione, in cui irrompe una verità insopprimibile, spezzando il ritmo incessante di parole e formule vuote. L’ultimo quadro è quello di Francesco, che ha davanti a sé un telefono e aspetta, un’attesa infinita in cui incontra una vecchia coppia di amici che si erano dimenticati di lui e che ora provano, con conseguenze estreme, a comprendere le sue ragioni. Così si manifesta l’attesa, come tempo e spazio del pensiero, dell’agire e del non agire, come luogo del possibile ma soprattutto come Attesa in relazione a una Chiamata.

Cantina Buoninsegna è il frutto dell’incontro tra il drammaturgo Stefano Cangiano e gli attori Lorenzo Guerrieri, Francesco Pietrella, Maria Luisa Zaltron e Niccolò Fettarappa Sandri. Il primo punto di contatto è stato il workshop Corpo Scritto di Frosini/Timpano, da questo incontro è cresciuta la voglia di cimentarsi in un lavoro comune e strutturato e nel 2019 è nato Se telefonando, corto vincitore di conCorto e Autori nel cassetto Attori sul comò. Il sodalizio si è trasformato in un legame artistico vero e proprio, portando alla creazione della formazione spontanea Cantina Buoninsegna e alla realizzazione dello spettacolo Caligola 1984, con la regia di Emanuele Bilotta. L’unica regola di Cantina Buoninsegna è il confronto costante, alimentato dalla libertà da parte di tutti di offrire spunti drammaturgici, registici e attorali, in una prospettiva di sperimentazione continua e di lavoro condiviso, dalla nascita di un’idea all’arrivo sul palco.