La caduta | Alessandro Raveggi – Teatro dell’Esausto

La caduta

Alessandro Raveggi – Teatro dell’Esausto (San Casciano Val di Pesa – Fi)

regia Alessandro Raveggi
con Tommaso Gabrielli e Alessandro Raveggi
assistente alla regia Chiara Vannuccini
sonorizzazioni Vieri Bougleaux

Agiter le pauvre être, avant de s’en servir. (J. Laforgue)
Yeah, all the girls and homeboys /  Playin’ Twister! /
Spin the spinner and call the shot. / Twister ties you up in a knot. /
That’s Twister. / Yeah, Twister! / Check it! / Right foot blue! / Left hand red! /
Left!  Right!  Yellow / Blue!  Green! / Yeah, Twister!
(promo del gioco Twister, MB)

Personaggi
Due + n Solisti
un pappagallo moribondo

C’è veramente qualcosa da dire di interessante su di un pappagallo moribondo, caduto senza motivo in un umido prato cittadino? È proprio quel “senza motivo” che sembra scatenare l’interrogazione perpetrata ai danni dell’animaletto morente da parte di 2 + n solisti che non pronunciano una parola che non sia marcata da un Noi cautelare e comunitario (+ n). Un’interrogazione comunitaria, un rito sacrificale, che assume di frequente il tono di disquisizione paradossale sulla morte dell’arte e del bello, la più pura delle finalità senza scopo. Una morte che si tinge tanto di condanna quanto di assassinio (Chi ha voluto che l’arte morisse?), stato di colpa, responsabilità verso qualcosa che fin dalla sua nascita è forse morente. Ed allo stesso tempo epitome dell’indeterminabile tanto da risultare un non so che di sfuggente: sopravvivente allo sguardo freddo del critico quanto a quello sognante dell’utopista. Uccidere dunque l’arte è così una sorta di esercizio, o meglio di esorcismo, un requiem sghembo fatto di dissonanze, intrecci goffi, perché il morto non è effettivamente tale.

Teatro dell’Esausto è una compagnia diretta da Alessandro Raveggi, composta da giovani attori del territorio metropolitano fiorentino. Partendo dalla condizione di penultimità del secolo beckettiano, la sua ricerca si muove verso un’ibridazione di teatro concettuale e teatro di prosa, indicando lo sfinire dell’odierno spettacolo di massa.