a1n14eti1Roma – Al Teatro Valle di Roma, nella stagione ormai trascorsa, sono affluiti in maggioranza spettatori di sesso femminile (il 70 per cento); dei frequentatori il 50 per cento sono studenti; il 12 per cento insegnanti; l’11 per cento impiegati. Il 58 per cento ha meno di trent’anni, mentre il 34 per cento dice di avere una laurea, e il 36 per cento almeno un diploma. Questo spettatore tipo ha inoltre gusti abbastanza definiti: dice di gradire maggiormente i classici ma solo se rivisitati e soprattutto le opere contemporanee. Questi alcuni dati, fra i vari fatti conoscere in conferenza stampa il 27 giugno, durante la presentazione della stagione di prosa 2000 – 2001 dei teatri Eti a Roma, vale a dire il già citato Valle e il Quirino. Identica è la politica annunciata del doppio binario portata avanti da qualche tempo, come del resto era prevedibile e come hanno confermato Renzo Tian, commissario straordinario Eti e Giovanna Marinelli, direttore generale. Dunque, da un lato il Valle si riconferma come raccoglitore di esperienze di ricerca, o comunque di proposte meno tradizionali, mentre si prosegue con una programmazione in linea con i gusti degli abbonati tradizionali al Quirino. Qui, i sondaggi dicono che la maggioranza degli spettatori è di sesso maschile (66 per cento), con un lavoro che si può definire da professionista o impiegato (60 per cento). Calano però rispetto al Valle gli studenti (16 per cento) e si intuisce un ovvio innalzamento dell’età media, anche se non troppo specificato, visto che il 58 per cento degli spettatori dichiara di avere a1n14eti2tra i 20 e i 50 anni. Del resto, è lo stesso Tian ad aver definito quella del Quirino come una platea “ampia”, e dunque, di conseguenza, da non spaventare troppo con l’innovazione. Ben poca ce n’è, del resto, al Quirino. L’esordio è affidato agli ultimi bagliori del grandattorismo più classico, con Glauco Mauri, attore e regista per Variazioni enigmatiche di Eric Emmanuel Schmitt, lavoro incentrato intorno ad un vecchio premio Nobel misantropo che pare tagliato su misura per Mauri stesso. Si prosegue con L’Avaro diretto da Savary e, a seguire, un Galileo brechtiano, un Johnny Dorelli all’americana, un Pirandello posto sotto la cura di Pino Micol, la rinnovata ripresa di una regia di Roman Polanski (Amadeus, con la presenza centrale di Luca Barbareschi), il ritorno di Roberto De Simone con L’opera buffa del giovedì santo. Per tenere insieme il tutto, almeno a livello di presentazione, è stato detto che il programma dovrebbe snodarsi intorno al tema degli scontri e dei conflitti, mentre si è stati avvertiti che il tema che guiderà gli spettacoli del Valle risponde a una domanda: che cosa è veramente a teatro la contemporaneità? Bene o male si dovrebbe trovare risposta al complesso quesito, assistendo ad esempio ad uno spettacolo itinerante di Ugo Chiti che reca il titolo Visita a Kafka, ispirato a La Metamorfosi, a1n14eti3mentre il ben noto Teatro del Carretto proporrà Bella e la Bestia, letta come un itinerario postjunghiano che vede la fiaba come percorso di redenzione. Sulla carta dovrebbe risultare di ampio interesse lo spettacolo della Compagnia Teatrale I Fratellini, realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia di Genova, intitolato Il Tempo al di là del mare: si parla di cronometri marini e grandi rivoluzioni scientifiche, insieme a giochi scientifici e conferenze spettacolo. Nel fitto calendario appaiono il ritorno di Spiro Scimone con La Festa (numero che a Roma è già transitato), Stefano Benni con Pinocchia, gli allievi dell’Accademia del Circo, le marionette della premiata ditta Carlo Colla e figli, il Laboratorio Teatro Settimo di Torino (con Fenicie, nell’allestimento di Vacis), una regia di Enzo Moscato che unisce Viviani alla sua propria drammaturgia, il Teatro del Buratto, fino ad un pirandelliano Berretto a sonagli a cura del Teatro degli Incamminati.
Non è mancata la diffusione di qualche dato economico: il Quirino ha registrato nella passata stagione incassi per 1.970 milioni; il dato che però rafforza la politica Eti in tema di innovazione sulla scena riguarda il Valle, con 680 milioni di incasso, vale a dire il doppio circa rispetto al 1999 – 2000, cui si devono unire i 40mila spettatori paganti, che rappresentano il doppio delle presenze rispetto alla stagione trascorsa. (f. be.)