A Santarcangelo i Cantieri teatrali Koreja presentano Acido fenico, di Giancarlo De Cataldo. Una scioccante opera rap con le musiche live dei Sud Sound System

Quasi a voler passare il testimone della propria impotenza agli spettatori, la violenza monologante di Mimmo Carunchio, camorrista per estrazione sociale, è lanciata dal palcoscenico dello Sferisterio di Santarcangelo (dove lo spettacolo ha debuttato lo scorso fine settimana) e arriva come un pugno in faccia.
Diretto da Salvatore Tramacere, Acido fenico – il micidiale odore che accompagna l’esistenza malavitosa di Carunchio – scorre sulle ultime ore di vita di un sottoproletario pugliese, ricacciato fin da bambino nel ruolo che la società gli impone dalla nascita. Chiarello con i suoi occhiali a goccia consegna un personaggio forte nella consapevolezza della sua scelta, mentre nel viaggio di ritorno dall’Albania racconta al giudice che lo accompagna l’escalation dei suoi reati.
Seduto in poltrona sul boccascena, pacato nei gesti un po’ grotteschi, Chiarello-Carunchio ogni tanto arresta la narrazione, lasciando ai Sud Sound System lo spazio per un controcanto rappato altrettanto duro del suo flusso di parole.
Torna a quel giorno in prima classe elementare, quando le dame della carità gli appiccicano addosso il marchio di bambino povero che emana puzzo di acido fenico. Capita così che si abbandoni la scuola e non si impari neanche a leggere e scrivere. E poi gli innumerevoli crimini elencati senza remora alcuna davanti a quel giudice impotente e sconfitto, disarmante nella sua onestà, che sembra sovrapporsi alla pura criminalità di Carunchio. Talvolta dietro, altre volte davanti a certi pannelli trasparenti (le scene sono di Luca Ruzza), illuminati dalle luci di Lucio Diana, intanto torna ad agire i gruppo musicale.
Termina in mare l’esistenza di Carunchio. Camorrista non pentito ma sconfitto. Come il suo giudice. (M.S.)