Il libro, come la ricerca teatrale di Delbono racchiude una serie di domande, anzi <<è come se fosse una “grande domanda”>> – afferma Pepe Robledo che dall’83 lavora con Delbono. Nella prima parte, la curatrice Alessandra Rossi Ghiglione conduce una sorta di lunga intervista, che analizza il lavoro teatrale ma che allo stesso tempo apre ampi squarci sulla vita privata di Delbono, fino a ricostruirne un unico inscindibile. E’ questa la sezione che Robledo, nel corso della presentazione del volume, definisce <>, mentre la seconda parte “Sguardi randagi” (con gli interventi di Oliviero Ponte di Pino e le fotografie di Guido Harari) <<è più una sguardo da fuori>> – aggiunge. Dal canto suo Delbono afferma che <>, quindi, <>. Delbono che negli ultimi anni ha allestito spettacoli con attori Down e con disagi psichiatrici – celebre è divenuto il caso di Bobò, accolto nella compagnia dopo 45 anni di manicomio – attualmente sta lavorando con un gruppo di extracomunitari. A differenza dei primi, con i quali Delbono dice di condividere un medesimo sentire, nel rapporto con gli extracomunitari è presente uno scontro continuo, in particolare – conclude – con il loro modo di intendere la vita. A Volterrateatro.99 di Pippo Delbono sono in programma (il 28 luglio) due spettacoli, La rabbia (un omaggio a Pier Paolo Pasolini, del 1995), e Il tempo degli assassini, il suo primo lavoro, del 1987.