a1n10albe1Milano – Non lasciatevi ingannare dall’indice di Jarry 2000, il bellissimo volume a firma Teatro delle Albe (fra parentesi Ravenna Teatro), a cura di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, sottotitolo “da Perhindérion a I Polacchi“. Sembrerebbe un volume costruito intorno a un testo teatrale, il testo dei Polacchi per l’appunto, lo strepitoso spettacolo con la firma di Marco Martinelli tratto “dall’irriducibile Ubu di Alfred Jarry”. Ci sono un’introduzione, il testo, gli interventi critici di Brunella Eruli, Franco Quadri e Renata Molinari, un’intervista a cura di Cristina Ventrucci ai Palotini, i giovani protagonisti dello spettacolo, un coro di veri liceali ravennati, discotecari e calciofili, biondoplatinati o punkabbestia, paranoressici o oversize, che prende il posto dei liceali di Rennes presso i quali nacque la leggenda di Ubu, trascritta poi da Jarry per il teatro.
a1n10albe2Lasciatevi sedurre dalla copertina, che spara immagini dei nostri adrenalinici giovanotti Palotini, oltre che di Medar e Pedar Ubu, la streghesca Ermanna Montanari e un Mandyaie N’Daye, alba nera, valeadire attore senegalese delle Albe, acconciati secondo la versione romagnola e contemporanea dei fantocci cannibali di Jarry: lui su un cavallo di cartapesta e oro, abbigliato come un Mussolini nero, lei bianca e sorridente. Una beffa, una mascherata. Qualcosa di vitalissimo.
Così è il libro: un percorso nello Jarry delle Albe, una sfida a mostrare la vitalità del teatro, indossando un “classico”, dell’avanguardia in questo caso, come un antenato totemico, valeadire trasformandolo in un compagno di viaggio, in un contemporaneo, in un compagno di un cammino di esplorazione di una realtà difficile, nella quale bisogna essere presenti con tutti se stessi e non solo con la testa.
a1n10albe3Il libro racconta prima il lungo viaggio verso, dentro Jarry: lo spettacolo itinerante Perhindérion, al Rasi di Ravenna (1998) e poi I Polacchi. Non “messe in scena” di testi teatrali, ma “messe in vita” di urgenze scaturite dal confronto con un autore, fratello maggiore di inquietudini e sogni. Racconta abbondantemente l’incontro con i Palotini, nati dalla pratica della non-scuola di teatro ravennate, incursioni del Teatro delle Albe nelle scuole superiori di Ravenna a mostrare possibilità contemporanee, sudate, di vivere il teatro. Poi fa parlare loro, i Palotini, una vita teatrale a diecimila volt, perché poco ideologica, molto immediata: realtà post-ideologica di “giovani d’oggi” con i quali Martinelli e compagni con (ideologica?) intelligenza si commisurano per inventare una scrittura piena di detriti di verità, di realtà, di necessità teatrale.
a1n10albe4Il libro potete leggerlo da ogni punto: dalla fine, cioè dall’intervista, o dall’inizio, dal racconto dell’esperienza, oppure dal testo: nei Polacchi c’è Jarry, ma si ritrova soprattutto uno straordinario scenario di urgenze e tic contemporanei.
Allora spicca l’originalità di questo libro, che lo inserisce in uno dei filoni più illustri e utili della pubblicistica teatrale. Non siamo di fronte a un “testo teatrale”, ma a un racconto di vita teatrale, come la Vita di Scaramuccia di Angelo Costantini, o La vocazione teatrale di Wilhelm Meister di Goethe, o uno di quei libri degli anni Settanta che raccontavano il cammino di un gruppo, di una compagnia. Appare uno spaccato di antropologia teatrale e di società, con domande che tutti dobbiamo farci, fondamentali. Raccontato senza erudizione o accademismi, in modo molto “asinino”, come scrivono le Albe citando Giordano Bruno e rifiutando ogni pedanteria.
Un’ultima annotazione: questo volume esce da Ubulibri nella collana “I nuovi Cahiers di teatro” (Lire 24.000). Ed è solo uno dei molti volumi che questa storica e valorosa casa ha mandato in libreria in questi mesi, riprendendo una presenza cospicua e quanto mai necessaria, offrendo strumenti insostituibili per la conoscenza del teatro d’oggi.