
Si chiamano Terry Baum, Carolyn Myers e Alice Ann Thompson II. Oggi conducono carriere professionali separate, ma si ritrovarono insieme all’interno del Lilith Theatre venticinque anni fa. Durante l’incontro del 4 luglio alla romana libreria Babele – praticamente l’unica libreria gay della Capitale – Terry Baum, quasi circonfusa di un particolare carisma, ma anche di un macerato rigore quasi palpabile, si è fatta portavoce del gruppo e ha raccontato storie personali e collettive. Lei è stata fra le fondatrici, a San Francisco, del Lilith: un gruppo solido, un’esperienza importante, ma anche soffocante (fra l’altro fu invitato a Roma da Dacia Maraini, al Teatro della Maddalena nel 1979, dove presentò un lavoro dal titolo Moonlighting). <<Si trattava di un collettivo femminista, e ad ogni membro era concesso diritto di veto>>. Tutto questo, oltre ad un rischio di paralisi espressiva, dava origine ad atteggiamenti autocensori, addirittura a timori verso l’esterno, verso il pubblico. Qualcuno si sarebbe potuto sentire anche urtato da certi argomenti portati in scena…. La tappa successiva è stata dunque una tappa di liberazione: nasce, nel 1980, un nuovo gruppo teatrale, Sharpened Spoons, Cucchiai affilati. Al centro c’è ancora lei, Terry Baum, e con lei due compagne del Lilith: Alice Ann Thompson II (compagna nella vita di Terry per un certo periodo) e Carolyn Myers. Il maggiore successo scenico che si sviluppa intorno a Sharpened Spoons è appunto Dos Lesbos, in replica a San Francisco per due anni consecutivi, testo che è stato pubblicato su Places Please!, prima antologia di drammaturgia lesbica, pièce che ha conosciuto più di quaranta edizioni diverse ed è stata tradotta e pubblicata in tedesco, svedese ed ebraico (Baum è ebrea, e questo non è un particolare secondario nel suo approccio con la scelta di alcuni soggetti teatrali). Una commedia di argomento lesbico, che conosce un’origine
autobiografica, almeno in una fase di elaborazione iniziale, vale a dire la relazione fra Terry e Alice. <<Vivevamo nella villa di Eugene O’ Neill con la funzione di guardiane. Credevamo di essere le uniche due lesbiche nel raggio di chilometri>>. E spunta il particolare di una statuetta famosa, unica. <<Nello studio di O’Neill potevamo vedere la statuetta del Nobel con la quale era stato insignito>>. Dal coacervo di stimoli vari, dall’esperienza della vita, dalla sperimentazione della diversità, sorge l’impianto di questo testo: si ride, certo, ma si raggiunge, proponendosi in questa chiave, anche un pubblico più vasto, al quale si sottopone una visione dell’universo lesbico non necessariamente punitiva, chiusa su se stessa, e magari anche carente dell’elemento della solidarietà. Una scrittura, questa di Dos Lesbos, che in realtà vede come autrici ufficiali Baum e Carolyn Myers, ma che può vantare nella sua tramatura, nella sua scaturigine, la presenza di Alice Ann Thompson II, la quale, racconta, <<non scrivo a macchina>>, e attualmente, dopo essersi dedicata a tutti i ruoli della produzione e diffusione teatrale (non esclusa la maschera e la costumista), si prepara al debutto, come regista, di Aria da Capo, un testo di Edna St. Vincent Millay, che andrà in scena a Santa Barbara in California. Myers attualmente fa parte di The Hamazon, una compagnia tutta di donne, e dirige inoltre un gruppo di giro composto esclusivamente da attori under venti, che propone soltanto spettacoli originali.


Un incontro intenso, quello di martedì scorso alla libreria Babele: diritti civili (negati), sguardo acuto sulla realtà, attività militante ininterrotta, vite appassionatamente dedicate al teatro. Grazie ancora a Terry Baum, Carolyn Myers e Alice Ann Thompson II.