VAGHE STELLE DELL’ORSA, STORIA DI UN CAPOLAVORO

 a1n19vag3Volterra (PI) – <<Vaghe stelle dell’Orsa… è stato forse il più laborioso dei miei film…>> – affermò Luchino Visconti.

Per ricostruire la storia della realizzazione del capolavoro, che vinse il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1965, è stata allestita una mostra, promossa da Comune e Regione Toscana, in collaborazione con la Fondazione Istituto Gramsci di Roma.
Nelle Logge dei Priori, dal 5 agosto al 30 settembre, saranno raccolti documenti di varia natura e immagini, che raccontano l’ideazione e la realizzazione del film: <<Un giallo dove tutto è chiaro all’inizio e oscuro alla fine…>> – lo definì Visconti.
I materiali esposti – lettere, appunti manoscritti, scalette, piani di lavorazione, immagini in sequenza del film, fotografie del set e della troupe al lavoro – tutti in originale,a1n19vag2 appartengono per la parte documentaria all’Istituto Gramsci, che conserva il Fondo Luchino Visconti. Mentre, Mario Tursi, uno dei fotografi di scena sui set viscontiani, ha fornito foto provenienti dal suo archivio personale. Si tratta di fotografie dell’epoca, stampate come Luchino Visconti richiese, più simili all’oscurità della pellicola.
L’ultima parte della mostra è dedicata ai manifesti del film, tratti dalla raccolta del volterrano Riccardo Raspi (che insieme a Bruna Conti ha scelto i materiali di questo allestimento curato da Nicola Micieli), e al materiale di propaganda che servì al suo lancio.
La mostra si snoda attraverso la città di Volterra che fu protagonista della pellicola (girata dal 26 agosto al 18 ottobre del 1964), insieme a Claudia Cardinale e a Jean Sorel. Sono stati sottolineati i luoghi delle riprese: San Giusto, Porta all’Arco, Le Balze, il Museo etrusco, la facciata dei Palazzi Inghirami e Viti, il Comune e la Cisterna romana.
a1n19vag1La prima idea di Vaghe stelle dell’Orsa maturò durante un soggiorno a Castiglioncello, quando il regista chiese agli sceneggiatori, Suso Cecchi D’Amico e Enrico Medioli, di scrivere insieme una storia, da affidare a Claudia Cardinale, un personaggio però completamente diverso dall’Angelica interpretata ne Il Gattopardo, quattro anni prima. Punto di riferimento per i tre, diventa subito la figura di Elettra e, dopo varie stesure, ora esposte alle Logge, la sceneggiatura finale racconta una vicenda cupa e violenta, consumata negli odi di una famiglia in disgregazione e affronta quello che Luchino Visconti ritiene essere l’ultimo tabù della nostra società: l’incesto.
Terminata la sceneggiatura, la lavorazione del film s’avviò senza ostacoli, con la produzione di Franco Cristaldi, felice di lavorare di nuovo con Visconti dopo Le notti bianche. In mostra sono anche le lettere che i due si scambiarono e che confermano la mancanza di intralci durante le riprese, avvenute senza aumenti di spese e nei termini di tempo ipotizzati. Epppure Visconti afferma che <<la materia del film si è andata precisando di giorno in giorno. Vorrei dire che vi hanno contribuito per un certo verso lo stesso soggiorno a Volterra, l’ambiente di Palazzo Inghirami, dove ho girato la maggior parte delle scene del film, il lento procedere dell’autunno durante le riprese>>.
Volterra dunque ebbe, per ammissione stessa del regista, un peso che va ben oltre la felice scelta d’ambientazione di un film; egli afferma d’essere rimasto catturato <<dall’antico enigma etrusco>> di cui la città è permeata.
Per questo, il progetto “Visconti a Volterra” (nel quale anche la mostra è inserita) vuole essere un omaggio della città all’artista che ne intuì lo spirito, proponendone un’immagine – affermano gli organizzatori – misteriosa e affascinante con un presente condizionato da un ingombrante passato.
Oltre alla mostra, il programma del progetto, fino ad ottobre, comprende un ciclo di conferenze per gli studenti volterrani sull’itinerario artistico di Visconti, una conferenza concerto sulle musiche del film, una giornata di incontri con specialisti, collaboratori del regista e testimoni, la presentazione di un volume sulla genesi del film, la proiezione della copia pellicola da poco restaurata dalla Scuola Nazionale di Cinema, un insolito itinerario nella “Volterra di Visconti” e visite ai Palazzi Viti e Inghirami che ospitarono i set, una retrospettiva per gli studenti delle opere viscontiane.